domenica 4 aprile 2010
giovedì 21 gennaio 2010
PRECARIO
nelle pieghe della memoria, come una piaga ardente, rivedo il
volto scuro di rabbia e la vergogna sotto i colpi all'ombra dei miei
pugni e poi il silenzio e la paura nell'insicuro sguardo che si rivolge
dentro, come la manica di una camicia riposta troppo in fretta e senza
cura alcuna, non c'è più il buio,adesso, ma solo tenerezza, e nel
silenzio urla la mano incerta nel tracciar segni sul foglio che li
attende, come il futuro che si confonde nel presente, così sottile,
le braccia stese lungo il corpo come rami secchi, fili spezzati senza
più corrente, risalgono alla mente le paure da un passato,uno dei
tanti che giace lì nell'attimo presente, con gli occhi che non sanno
più guardare.
In petto, come una porta chiusa, il cuore sbatte forte e
sembra fuggire via, e le gambe cominciano a scattare tirando calci al
vento, mentendo, sapendo che la fuga le ricondurrà in quel punto da
dove ebbe principio, come in un cerchio chiuso, senza scampo.
Precario è il mio respiro e sfuma in questo gelo, come si fa affannoso
quand'è caldo, precario su quel tetto è il mio destino, lavoro, casa, la
notte e il giorno, li ho riposti in tasca, vecchio mazzo di chiavi che
dorme e sogna di aprir porte e non lo sa più fare al suo risveglio.
M.